La “cattiva eredità” al pensiero occidentale di San Paolo e Sant’Agostino

web2sanIl pensiero occidentale deve proprio a questi due pensatori se una determinata concezione dell’uomo si è fatta strada in esso e alla lunga si è imposta come quella dominante e da cui non si può prescindere se si vuole conoscere veramente la natura umana.

Qual è questa concezione?

Che l’uomo esce “sano” ed “integro” dalle mani di Dio e poi un suo atto di volontà deliberato lo “travia” e lo rende irrimediabilmente “perduto” se provvidenzialmente non arriva un aiuto dall’Alto.

San Paolo, di cui il Nuovo Testamento della Bibbia cattolica crede di conoscere 14 lettere (in realtà sono molte di meno; alcune sono pseudoepigrafiche, che vuol dire scritte da altri ed erroneamente attribuite ad un autore maggiore. Sicuramente non sono state scritte dal Nostro “Lettera agli Efesini”, “Prima e Seconda Lettera a Timoteo”, “ Lettera a Tito” “Lettera agli Ebrei”, fortemente in dubbio sono “Lettera ai Colossesi” e “Seconda Lettera ai Tessalonicesi”), è il primo a farsi proclamatore di questa natura irrimediabilmente “ferita” e bisognosa di cure.

Per il nostro discorso ci interessa soprattutto la “Lettera ai Romani” che gli esegeti (sono gli studiosi che si interessano delle Sacre Scritture) ritengono senza alcun dubbio paolina.

Vediamo prima però qual è stato il messaggio del Gesù storico o, perlomeno, quello che si evince da una lettura critica e non catechetica e fideistica dei testi evangelici.

Gesù era un profeta apocalittico itinerante, che predicava essenzialmente nei villaggi la venuta imminente del regno di Dio.

Quando egli si reca a Gerusalemme (non ci è dato di sapere se dopo un anno di predicazione o tre, i sinottici ed il vangelo di Giovanni sono discordi) il suo gruppo di proseliti crea qualche tumulto e pertanto Gesù, riconosciuto come capo, è arrestato, processato e giustiziato dall’autorità di occupazione romana.

Saulo (questo il nome ebraico del futuro San Paolo) si converte a quella che all’inizio altro non era che una corrente dell’ebraismo e, come dicono molti studiosi, diviene il vero ed unico fondatore del cristianesimo.

La conversione “miracolosa” dovuta all’apparizione di Gesù a Saulo sulla strada di Damasco, che lo fa cadere da cavallo e lo acceca raccontata negli Atti degli Apostoli è solo naturalmente una “pia leggenda” e non ha alcun fondamento storico e, come tale, la trattano gli studiosi seri del Nuovo Testamento.

Saulo, diventato poi Paolo, da persecutore dei cristiani a fervente predicatore della “nuova religione”, incomincia ad elaborare una dottrina tutta sua, che niente aveva più che a vedere con il messaggio che in precedenza aveva proclamato il suo presunto maestro.

Da buon conoscitore dei testi dell’Antico Testamento riprende a modo suo e rivaluta il racconto genesiaco del peccato originale di Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre e ne fa il mito fondante della nuova religione da lui creata ed elaborata.

Si disinteressa completamente dell’autentico messaggio di Gesù: la predicazione della venuta del regno di Dio imminente e della sua attesa spasmodica (anche “l’apostolo delle genti” è convinto che ben presto arriverà il regno di Dio, ma nella sua dottrina quest’evento non è più centrale) e lo sostituisce, con un abile operazione intellettuale, con il mito che Gesù è venuto a “riparare”, a “redimere” il peccato originale dei nostri progenitori.

Vediamo come procede e si articola il suo pensiero in una lettera considerata sicuramente autentica dagli studiosi del Nuovo Testamento: la Lettera ai Romani e particolarmente 5, 12 – 14: “Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. Fino alla legge infatti c’era peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire” e 18 – 19 “Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita. Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti”.

Ecco in che modo si è compiuta l’operazione: l’uomo nasce con una natura “malata” a causa del peccato di Adamo ed Eva che in forma “misteriosa” si trasmette a tutti i membri della specie ed ha bisogno urgentissimo del sacrificio di Cristo perché possa essere redento, non senza aver prima effettuato un ardito parallelismo: Gesù è il novello Adamo, ma al contrario!

Naturalmente potreste leggere anche un milione di volte i vangeli sinottici e quello molto più “sospetto” di Giovanni, perché tardivo ed inficiato già da un’abbondante teologizzazione, che non riuscireste mai a trovare una sola parola con cui Gesù si paragoni ad Adamo e dica che egli ne completi l’opera nei piani di Dio

Il Gesù della storia questi parallelismi non si era mai sognato di farli, li fa San Paolo e quindi giustamente viene definito il vero fondatore del cristianesimo.

Sant’Agostino (Tagaste 354 – Ippona 430) è il naturale continuatore filosofico del pensiero di San Paolo. Egli, dopo una gioventù vissuta nel vizio e nella lussuria, aderisce alla setta dei Manichei, i quali sostenevano l’esistenza di due principi opposti, il bene e il male, che impedivano qualsiasi libertà alla scelta degli individui, sottraendo quindi ogni responsabilità morale ad eventuali atti di malvagità, essendo gli uomini attratti da un irresistibile principio esterno.

Però quella del manicheismo non sarebbe stata la sua scelta finale; infatti all’età di trentatré anni viene colto dalla “grazia” ed aderisce “toto corde” al cristianesimo.

Vediamo come descrive il suo totale ed incondizionato amore per il Dio dei cristiani nelle sue “Confessioni”: “Tardi ti ho amato, bellezza così antica e così nuova, tardi ti ho amato. Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature che non esisterebbero se non esistessero in te. Mi hai chiamato, e il tuo grido ha squarciato la mia sordità. Hai mandato un baleno, e il tuo splendore ha dissipato la mia cecità. Hai effuso il tuo profumo; l’ho aspirato e ora anelo a te. Ti ho gustato, e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato, e ora ardo dal desiderio della tua pace”.

Non c’è che dire! Veramente è un’anima che ha trovato il suo “ideale” di vita!

Però vediamo adesso cosa produce nella sua psiche questo nuovo amore fervoroso, non più verso cose terrene, ma celesti e spirituali.

Egli arriva a tal punto a disprezzare la “materialità” degli atti umani, in special modo del sesso, che concepisce nella sua mente, ormai infervorata ed attratta solo da realtà soprannaturali, una teoria che, se pronunciata su un lettino di uno psicanalista, farebbe sobbalzare di stupore qualsiasi analista, anche di provata esperienza professionale

Così il Santo scrive nel suo “Le nozze e la concupiscenza”: “I bambini sono tenuti come rei (colpevoli) dal diavolo, non in quanto nati dal bene, che costituisce la bontà del matrimonio, bensì perché nati dal male della concupiscenza, di cui indubbiamente il matrimonio fa buon uso, ma di cui anche il matrimonio deve arrossire”.

Corrado Augias così commenta questo passo del vescovo di Ippona in un bel libro (Inchiesta sul Cristianesimo) scritto con lo storico Remo Cacitti: “E’ “l’ardore della passione” che accompagna l’amplesso a macchiare fin dall’origine ogni essere umano: “chiunque nasce da questa concupiscenza della carne… è in debito del peccato originale”. La sessuofobia di Agostino trova in quest’invenzione (il peccato originale) una sua compiuta formulazione anche se, da un diverso punto di vista, si fa rivelatrice dei disturbi psicologici di cui il suo geniale autore certamente soffriva”.

Più chiaro di così il giornalista televisivo ed autore di parecchi libri su argomenti che riguardano la religione non poteva essere!

Ecco lo stato dell’arte: noi dobbiamo a due autori, San Paolo e Sant’Agostino, sicuramente “grandi” per alcuni versi da un punto di vista intellettuale, ma allo stesso modo altrettanto sicuramente con problemi di natura psichica, se nella nostra cultura è subentrata ed ha fatto presa la concezione che l’uomo ha una natura “lapsa” (cioè corrotta, traviata, malata) e perciò va “salvato”, “redento” da qualcuno.

La chiesa cattolica, anche alla luce delle acquisizioni scientifiche circa l’origine della nostra specie, che ormai non individua più in una mitologica coppia primigenia gli iniziatori dell’umanità, dovrebbe sicuramente rivedere quell’astruso ed orribile dogma che è stato definito “peccato originale”, che ci rende tutti bisognosi che un “figlio di Dio” sia morto tra orribili supplizi in croce per restituirci quell’integrità e quella salvezza che un atto deliberato di “misteriosi” quanto mitici avi ci ha sottratto.

L’ottimo teologo Vito Mancuso, ex-prete, cresciuto alla scuola dell’illuminato ex-cardinale di Milano, Carlo Maria Martini, in più di un suo libro ha proposto alla chiesa cattolica di cancellare questo dogma.

Giustamente, sottolinea il teologo della nuova frontiera, molto inviso ai Gesuiti, custodi dell’ortodossia, ed in genere a tutti i conservatori, è come se si accusasse il buon Dio di creare delle anime con un “errore di fabbrica”, appunto con il peccato originale (cfr. di Vito Mancuso “L’anima e il suo destino”)

Chiudiamo queste brevi note di riflessione sui due “giganti” del pensiero cattolico, San Paolo e Sant’Agostino, con l’auspicio che la chiesa cattolica voglia rivedere certe posizioni dottrinali ed inizi a giudicarle improponibili ad un’età segnata dalla razionalità e dal pensiero scientifico.

 

Vincenzo Caputo

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Vincenzo Caputo

Nato a Somma Vesuviana (NA) nel 1955. Laureato all'Università "Federico II" di Napoli in Filosofia con una tesi su Giulio Girardi, teologo e filosofo, impegnato a coniugare le ragioni della fede religiosa con la dottrina marxista. Dopo la laurea, si è inscritto alla Facoltà di Teologia "Duns Scoto" di Nola (NA), conseguendone il diploma. Per diversi anni è stato insegnante di religione cattolica nei licei. Attualmente insegna materie letterarie presso l'Istituto comprensivo "Radice" di Massa di Somma (NA). Coniugato con Rosetta Buonaguro da oltre trent'anni e padre di due figli, Armando e Viviana. Dopo anni di frequentazione e di impegno cattolico nei movimenti ecclesiali (in particolare il Movimento dei Focolari, fondato nel 1943 da Chiara Lubich), ha aderito al programma di ricerca dell'evoluzionismo di stretta osservanza darwiniana. Ultimamente il suo impegno intellettuale è rivolto ad affrontare su basi razionali l'annoso ed appassionante problema del confronto tra fede e scienza, propendendo decisamente per quest'ultima, come spiegazione "elegante" ed efficace dell'origine della vita sul nostro pianeta.

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Una risposta

  1. daniefranc ha detto:

    Veramente interessate.

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