Padre Pio: santo o impostore?

padre-volto-12-001-893x1023Padre Pio ( 1887 – 1968) da Pietrelcina in provincia di Benevento, al secolo Francesco Forgione, è stato un personaggio quanto mai controverso all’interno della chiesa cattolica. Da taluni considerato un santo, da altri un impostore ed un imbroglione; e, nella seconda schiera, non ci sono solamente atei, anticlericali ed agnostici, ma anche papi, vescovi ed illustri luminari cattolici. Era il 20 settembre 1918, quando in uno sperduto paesello garganico, San Giovanni Rotondo in provincia di Foggia, padre Pio ricevette sul suo corpo le stigmate che furono già di Gesù. Questo non è un fenomeno nuovo nella chiesa cattolica e tecnicamente è definito “transverberazione”: parecchi personaggi più o meno noti hanno sostenuto di averla ricevuta, come S. Francesco d’Assisi, Gemma Galgani, S. Teresa d’Avila, Natuzza Evolo, Teresa Neumann ed altri.

Molto presto la notizia delle “miracolose stimmate” fece il giro del mondo e dal Vaticano subito partirono le prime ispezioni sul frate cappuccino.

La più famosa di queste fu quella che effettuò il luminare padre Agostino Gemelli (1878 – 1959) nel 1920.

Lo scienziato cattolico era medico, psicologo e consulente del Sant’uffizio, l’organo vaticano che si occupava di rilevare le deviazioni dall’ortodossia, e fu incaricato dal cardinale Merry del Val proprio per le sue competenze di visitare il frate.

Padre Pio si rifiutò perché, secondo lui, padre Gemelli non aveva l’autorizzazione necessaria delle gerarchie vaticane.

L’illustre scienziato si irritò non poco per tale ostinato rifiuto a farsi visitare e scrisse queste cose al Sant’Uffizio: “È un bluff… padre Pio ha tutte le caratteristiche somatiche dell’isterico e dello psicopatico… Quindi, le ferite che ha sul corpo… Fasulle… Frutto di un’azione patologica morbosa… Un ammalato si procura le lesioni da sé… Si tratta di piaghe, con carattere distruttivo dei tessuti… tipico della patologia isterica”.

Questo giudizio molto severo di condanna di padre Gemelli significò per il cappuccino una totale emarginazione dalla vita ecclesiale ed un conseguente divieto di celebrare messa in pubblico.

pioSulle famose stimmate “miracolose” più di un medico si è espresso in modo negativo, considerandole procurate in modo artificiale.

Vediamo cosa disse il medico napoletano Vincenzo Tangaro, che era riuscito a visitare padre Pio, in un articolo pubblicato su “Il Mattino”: Le stigmate sono superficiali e presentano un alone dal colore caratteristico della tintura di iodio”.

Anche il professor Amico Bignami, inviato dal Sant’Uffizio ad esaminare le stigmate inviò all’organo vaticano questa relazione: “Le (stigmate)… rappresentano un prodotto patologico, sulla cui genesi sono possibili le seguenti ipotesi: a) …determinate artificialmente o volontariamente; b) …manifestazione di uno stato morboso; c) …in parte il prodotto di uno stato morboso e in parte artificiale… Possiamo… pensare che… siano state mantenute artificialmente con un mezzo chimico, per esempio la tintura di iodio. Ho notato… una pigmentazione bruna dovuta alla tintura di iodio. È noto che la tintura di iodio vecchia… diventa fortemente irritante e caustica”.

Come se non bastasse, sull’umile fraticello garganico “piombò” la testimonianza del farmacista foggiano Valentini Vista. Il dottore aveva una cugina, Maria De Vito, anche lei proprietaria di una farmacia. La donna si era trattenuta a San Giovanni Rotondo per un mese, condividendo con altre donne la vita abituale del santo vivo. Vediamo cosa dice questa testimonianza: “Quando ella tornò a Foggia mi portò i saluti di padre Pio e mi chiese a nome di lui e in stretto segreto dell’acido fenico puro dicendomi che serviva per padre Pio, e mi presentò una bottiglietta della capacità di un cento grammi, bottiglietta datale da padre Pio stesso, sulla quale era appiccicato un bollino col segno di veleno e la quale bottiglietta io avrei dovuto riempire di acido fenico puro che, come si sa, è un veleno e brucia e caustica enormemente allorquando lo si adopera integralmente. A tale richiesta io pensai che quell’acido fenico adoperato così puro potesse servire a padre Pio per procurarsi o irritarsi quelle piaghette alle mani”.

Questa testimonianza la si può trovare negli archivi del Sant’Uffizio, dove subito fu aperto un dossier sul frate.

Significativa, a proposito delle piaghe del Nostro, quanto dichiarò l’ex-abate di San Paolo fuori le mura, Giovanni Franzoni, leader storico negli anni ’60 del secolo scorso del cattolicesimo del dissenso: “Le stimmate sono una nota malattia della pelle. Le ho viste anche in persone che nulla avevano di santo. Padre Pio non è mai parso monastico e ritratto in se stesso, ma idolatrato e sovraesposto già da un’iconografia miracolistica”.

Quando salì al soglio pontificio Eugenio Pacelli, papa Pio XII, nel 1939, padre Pio incominciò ad essere riabilitato. Questa rivalutazione del futuro santo garganico si inquadra perfettamente nello stile e nella visione religiosa di quello che è stato definito “l’ultimo principe di Dio”. Quella pacelliana era una visione religiosa miracolistica, intessuta da continui eventi soprannaturali che non facevano altro che confermare l’eccezionalità dell’esperienza di fede. Il papa stesso negli ultimi anni del suo pontificato aveva avuto esperienze eccezionali mistiche. Vedeva soli che roteavano in cielo e Gesù Cristo in persona che gli rivolgeva la parola.

Con l’avvento di Angelo Roncalli sulla cattedra di Pietro i guai per padre Pio non cessarono. Ci sono affermazioni molto pesanti di Giovanni XXIII quando, all’inizio dell’estate 1960, fu informato da monsignor Pietro Parente, assessore del Sant’Uffizio, del contenuto di alcune bobine audio registrate a San Giovanni Rotondo: “L’accaduto – cioè la scoperta per mezzo di filmine, si vera sunt quae referentur (se sono vere le cose riferite), dei suoi rapporti intimi e scorretti con le femmine che costituiscono la sua guardia pretoriana sin qui infrangibile intorno alla sua persona – fa pensare ad un vastissimo disastro di anime, diabolicamente preparato, a discredito della S. Chiesa nel mondo, e qui in Italia specialmente. Nella calma del mio spirito, io umilmente persisto a ritenere che il Signore faciat cum tentatione provandum, e dall’immenso inganno verrà un insegnamento a chiarezza e a salute di molti”.

Ma ormai le opere avviate con i soldi dell’UNRRA (Amministrazione delle Nazioni Unite per l’assistenza e la riabilitazione) e delle offerte di migliaia di fedeli sparsi nel mondo, come l’ospedale “Casa sollievo della sofferenza” che qualcuno cominciò a chiamare “Fiorello La Guardia” (La Guardia era un ex-sindaco di New York e la scelta di tale nome voleva proprio significare l’aiuto concreto che gli americani diedero per la costruzione del nosocomio) indussero il Vaticano a “chiudere un occhio” e a riabilitare completamente padre Pio, che da allora ebbe un crescendo di successo pastorale e religioso.

L’avvento al trono pontificio di un altro papa con visione religiosa miracolistica completò il quadro di un pieno riconoscimento del santo garganico. Infatti il 16 giugno 2002 padre Pio fu canonizzato da Giovanni Paolo II in piazza San Pietro davanti a migliaia di fedeli giunti da tutte le parti del mondo.

Qualche considerazione di carattere generale in merito al culto del frate cappuccino, considerato già “santo” ancora in vita, diffuso soprattutto nel Meridione d’Italia tra le classi ed i ceti popolari.

Può mai apparire verosimile e credibile che Dio non intervenga mai a risolvere problemi seri per l’umanità come la fame nel mondo, le guerre, i disastri ambientali, l’AIDS, i tumori e poi si impegni per “miracoli” praticamente inutili come far apparire sul corpo di un frate le stimmate che furono anche di suo figlio Gesù Cristo?

Può mai apparire verosimile e credibile un Dio che, tramite un suo santo di “fiducia”, elargisca miracoli e grazie a chi sì e a chi no?

Forse anche tra le gerarchie celesti esistono le raccomandazioni, per cui per qualcuno il santo garganico intercede efficacemente e per qualche altro non produca risultati di sorta?

Sono tutte considerazioni che dovrebbero indurre la chiesa cattolica ad abbandonare queste strade “arcaiche” e “premoderne” per fare proselitismo e ad intraprendere delle nuove più vicine alle esigenze di una mentalità laica e secolare.

 

Vincenzo Caputo

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Vincenzo Caputo

Nato a Somma Vesuviana (NA) nel 1955. Laureato all'Università "Federico II" di Napoli in Filosofia con una tesi su Giulio Girardi, teologo e filosofo, impegnato a coniugare le ragioni della fede religiosa con la dottrina marxista. Dopo la laurea, si è inscritto alla Facoltà di Teologia "Duns Scoto" di Nola (NA), conseguendone il diploma. Per diversi anni è stato insegnante di religione cattolica nei licei. Attualmente insegna materie letterarie presso l'Istituto comprensivo "Radice" di Massa di Somma (NA). Coniugato con Rosetta Buonaguro da oltre trent'anni e padre di due figli, Armando e Viviana. Dopo anni di frequentazione e di impegno cattolico nei movimenti ecclesiali (in particolare il Movimento dei Focolari, fondato nel 1943 da Chiara Lubich), ha aderito al programma di ricerca dell'evoluzionismo di stretta osservanza darwiniana. Ultimamente il suo impegno intellettuale è rivolto ad affrontare su basi razionali l'annoso ed appassionante problema del confronto tra fede e scienza, propendendo decisamente per quest'ultima, come spiegazione "elegante" ed efficace dell'origine della vita sul nostro pianeta.

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2 risposte

  1. francesco ha detto:

    Mi stupisci sempre di più non per le tue citazioni che sono robacce già dette e ridette , con strascichi che ancora oggi fanno rumore, ma quello che non riesco a capire è che tu prima fai guerra a questa superstizione imperante che devia le umane menti e poi ancora tu, APOSTATA E AGNOSTICO consigli che “ la chiesa cattolica ad abbandonare queste strade “arcaiche” e “premoderne” per fare proselitismo e ad intraprendere delle nuove più vicine alle esigenze di una mentalità laica e secolare” .
    CIOE’ TU CHE SEI UN SENZA DIO INVITI LA CHIESA AD UN’AMMODERNAMENTO DELLA SUA DOTTRINA seconde correnti di pensiero moderniste . QUESTO E ‘ PURO DELIRIO

  2. Vincenzo Caputo ha detto:

    Caro Francesco, ti rispondo anche qui, dopo averlo fatto in altre parti. E’ premura sia dei credenti che dei non credenti che la chiesa si ammoderni. Non c’è niente di strano in questa richiesta! Personalmente ho tanti amici tra i cattolici e vorrei che essi capissero le esigenze della modernità. Per esempio, una battaglia che sto conducendo è il celibato ecclesiastico facoltativo. Perché nella chiesa cattolica ci sono i preti di rito orientale e quelli che provengono dall’anglicanesimo che si possono sposare e quelli di rito latino, no? Questa domanda ce la dobbiamo porre tutti, cattolici e laici! A tutti sta a cuore che nella chiesa non si verifichino più casi di pedofilia e che i preti vivano una vita felice e si considerino uguali agli altri. Come è importante che la chiesa riveda determinate dottrine non più conciliabili con le acquisizioni scientifiche. Che senso ha ancora sostenere che l’anima nasce con il peccato originale? Adamo ed Eva non sono mai esistiti! Chi l’avrebbe commesso? E’ importante che la chiesa accetti la teoria dell’evoluzione e non ponga ostacoli ad essa. In questo senso auspicavo che la chiesa faccia passi avanti ed abbandoni strade “arcaiche” e “premoderne”…

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