Michel Houellebecq: il romanziere della decadenza

«In fondo il cazzo era l’unico dei miei organi che non si fosse mai manifestato alla mia coscienza per il tramite del dolore, ma solo per quello del piacere». 

Michel Houellebecq è uno scrittore profondamente disturbante, poiché chi afferma la verità con crudezza e senza filtri viene sempre considerato un elemento di disturbo. La verità magistralmente dipinta da decenni nei suoi romanzi è quella di un’ Europa nichilista e disaffettiva, che viene messa davanti alle proprie oscenità e disumanità: la “fame” dell’ Occidente è oramai legata solamente a brutali istinti meramente sessuali, privi di sentimento alcuno, e ad illusioni terminali quali l’ emancipazione femminile, promossa dall’utilizzo deviante del proprio corpo, il progresso tecnologico, che ci ha resi involuti e solitari, in perenne relazione malata con noi stessi, la sfrenatezza erotica, indissolubilmente legata ad un fallocentrismo presente nel nostro inconscio, che rivela un bisogno strozzato di metafisica.

HouellebecqRomanzi di sconcertante realismo e bellezza sulle storture della modernità come “Le particelle elementari”, “Estensione del dominio della lotta”, “La carta e il territorio”, “Piattaforma al centro del mondo”, mostrano dunque personaggi disincantati, fatalisti, solitari, incapaci di pensare all’altro senza prima occuparsi del proprio individualistico piacere, e nello stesso tempo quieti, rassegnati, imperturbabili, distaccati, forse bisognosi di un amore che non saranno mai in grado di provare (cfr. Bruno de “Le particelle elementari”). Il giudizio morale nei romanzi di Houellebecq è dunque sospeso, inesistente: il lettore dovrà elaborare una propria personale denuncia, nel caso avvertirà come catastrofe la realtà descritta dall’ autore, ma nessun protagonista rinuncerà mai al proprio cinismo per biasimare se stesso o il mondo in cui vive.

“L’ umanità non m’ interessava, anzi, mi disgustava, gli umani non li reputavo neanche lontanamente miei fratelli […] tuttavia quegli umani erano miei simili, in un senso spiacevole, dovevo ammetterlo, ma era proprio quella somiglianza a farmeli evitare.”

L’ Europa è alle prese con le conseguenze estreme del proprio nichilismo, e dell’ esito fantasioso e surreale di questo ci parla l’ ultimo romanzo di Houellebecq, “Sottomissione”. Il protagonista, François, è un professore passivo, solitario, disilluso e, al di là della propria tesi su Joris Karl Huysmans[1], autore poco prolifico. Uomo dalla personalità sessualmente predace, almeno finché non si renderà conto che, rinunciando ad aver amato una donna, in una dimensione di coppia ai fini della condivisione dell’ insostenibile esistenza, gli restano solamente sterili rapporti fisici occasionali con prostitute o tristi incontri virtuali, per cui “non vale la pena vivere” e che lo portano sull’orlo del suicidio: nonostante eiaculare sia per lui l’ ultimo modo per sapersi vivo, “era evidente”, “la mera volontà di vivere non mi bastava più a resistere all’insieme dei dolori e delle seccature che affliggono la vita di un occidentale medio”.

Esattamente all’età di quarantaquattro anni[2],  François si convertirà all’ Islam: siamo in un romanzo fantapolitico, e nella Francia del 2022 le elezioni presidenziali vengono vinte da Mohammed Ben Abbes, fondatore e leader carismatico di “Fraternité Musulmane”, partito musulmano moderato. Inizialmente l’ atteggiamento del professore sarà quello di uno spettatore indifferente; poi egli scivolerà assieme a tutta la Francia in una comoda e semplice conversione all’islamismo, decretando così, senza rumore, la morte definitiva di un sfinito Occidente illuminista e liberale, che in realtà desidera fortemente avverare i suoi inespressi desideri di patriarcato e di sottomissione, realizzati fino a quel momento da un erotismo esclusivamente eterosessuale, ossessivo e violento.

Certamente Houellebecq non avrebbe mai immaginato che il giorno dell’ uscita in libreria del suo romanzo, il 7 gennaio 2015, ci sarebbe stato un attentato da parte dei terroristi jihadisti ai danni della redazione di Charlie Hebdo, che aveva dedicato all’autore la copertina di quello stesso giorno, e che sarebbe stato messo di conseguenza sotto scorta, per i contenuti del suo libro. La cronaca dunque si fonde pericolosamente con la fantasia, l’ intuito con il sopraggiungere inaspettato di una profezia sinistra: le insidie della realtà sembrano rendere “Sottomissione” ancora più profetico di quanto fosse sua intenzione, e fanno di Michel Houellebecq un confermato conoscitore attento e sagace dell’ uomo contemporaneo.

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[1] Autore di “Controcorrente” (À rebours), capolavoro narrativo del decadentismo francese, esteta trasgressivo convertito al cristianesimo all’età di quarantaquattro anni.

[2] Proprio come il suo amato Huysmans.

 

Eleonora Rimolo

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Eleonora Rimolo

Sono nata a Salerno il 18/12/1991 e vivo a Nocera Inferiore. Sono Laureata in Lettere Classiche, iscritta alla Magistrale in Filologia Moderna. Ho pubblicato il romanzo "Amare le parole" (Lite Editions, 2013) e la silloge poetica "Dell’assenza e della presenza" (Matisklo 2013).

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Una risposta

  1. Vlad ha detto:

    io non so se l’erotismo di houellebecq sia patriarcale e violento, eterosessuale sì ma come molti di noi. Etero non è sinonimo di violento

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