Esiste l’anima?

spirit-byeL’anima è un termine che trae origine dalla parola greca “anemos” che significa “vento” e sta proprio ad indicare l’impercettibilità di tale ente che viene indicato come l’agente atmosferico che non si vede e non si tocca, al massimo si sente.

Il concetto di anima nasce nella filosofia greca e sembra che sia stato Socrate il primo ad utilizzarlo, ma è con il suo discepolo Platone che esso assurge a dignità metafisica. Secondo il filosofo greco l’anima ci consente di rapportarci alla realtà del mondo, perché essa è vissuta nel mondo iperuranico a contatto con i modelli eterni delle idee, prima di cadere “incapsulata” in un corpo materiale, dal quale rimane distinta e separata. L’ideale platonico consiste nell’attuazione di un processo per cui l’anima si deve liberare dalla materialità ed imperfezione dei sensi per assurgere a quella dimensione di perfezione conoscitiva della vera essenza delle Idee in cui si trovava prima della “caduta” in un corpo. Questa in breve sintesi la concezione dell’anima che si è affermata nella cultura occidentale, soprattutto attraverso la diffusione di quel grande movimento di pensiero, ricapitolazione del mondo greco e di quello orientale, passato alla storia con il nome di ellenismo. Pur tuttavia questo termine non avrebbe raggiunto quella popolarità che ha conseguito nella nostra cultura occidentale, se non fosse stato ripreso “ad abundantiam” dagli intellettuali cristiani delle prime generazioni, che lo hanno impiegato per fini che andremo a spiegare da qui ad un momento, e che erroneamente hanno fatto pensare che esso fosse parte integrante dell’insegnamento e della predicazione del Cristo. Partiamo proprio da quest’ultimo e da cosa realmente ha insegnato e predicato Gesù di Nazareth, detto, con una parola che deriva dal greco e che significa “unto”, il “Cristo”. Gesù, come tanti profeti della sua epoca, all’inizio dell’era cristiana, poco più di duemila anni fa, predicava, essenzialmente nei villaggi, la venuta imminente del Regno di Dio. Tanti versetti dei vangeli canonici e di altri libri del Nuovo Testamento tradiscono quest’attesa spasmodica di un rovesciamento totale della situazione reale e l’instaurarsi di un nuovo ordine delle cose, improntato alla giustizia e al riscatto dei poveri e dei derelitti. Vediamo qualche versetto evangelico che lascia intendere come l’attesa spasmodica della venuta del Regno sia presente in quelle generazioni che hanno redatto i cosiddetti vangeli canonici:

“ Quando vi perseguiteranno in questa città, fuggite in un’altra. In verità vi dico: Non finirete di percorrere le città d’Israele, finché non venga il Figlio dell’uomo” (Mt 10, 23);

In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell’uomo venire nel suo regno.”(Mt 16,28);

In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada.” (Mt 24,34);

In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza” (Mc 9,1);

In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute” (Mc13,30).

Come si può vedere dunque non ci sono dubbi circa la convinzione da parte del Gesù della storia e dei suoi seguaci che la venuta del Regno di Dio fosse un fatto imminente, addirittura una questione di qualche settimana. D’altra parte non ci dobbiamo meravigliare più di tanto: nell’antichità, quando era predominante una visione prescientifica della realtà, era molto facile che prendessero piede queste cosmovisioni mitologiche, in nome delle quali tanti erano anche disposti a sacrificare la loro vita, pur di accedere ad un mondo diverso e migliore. Ma che c’entra l’anima con la cosmovisione mitologica di Gesù e dei suoi seguaci? C’entra, eccome! Ben presto, e qualche accenno è presente già nelle lettere paoline, incominciò a serpeggiare una certa delusione perché la gente moriva e non vedeva instaurarsi un bel niente. Allora come procedere per “far quadrare i conti”? Ecco che viene in soccorso ai padri della chiesa il concetto di anima, mutuato dalle speculazioni filosofiche di Platone e rese popolari dall’ellenismo! Di instaurazione del Regno di Dio non si parla più, era cosa imbarazzante e si doveva ammettere che Gesù si fosse clamorosamente sbagliato sul suo avverarsi. Ecco che sorge all’improvviso un’idea brillante che salva tutti dal rimediare una brutta figura! Nel momento della morte avviene un “distacco”: l’anima esce dal corpo e va direttamente al cospetto di Dio e lì riceve un primo giudizio. Alla fine dei tempi, di cui nessuno conosce il compimento, Gesù Cristo ritornerà ed instaurerà il famoso “Regno di Dio”. Intanto godiamoci, chi è stato bravo ed ha seguito alla perfezione i dettami cristiani, le delizie del paradiso. Come si può vedere, in modo clamoroso e stupefacente, si è passati dalla predicazione della venuta del Regno alla teoria della sopravvivenza delle anime, dottrina che il Gesù storico ignorava del tutto e che, se avesse la possibilità di ritornare nel mondo, disconoscerebbe senz’altro come “farina del suo sacco”. Lapidaria ed incisiva la frase che scrisse il prete modernista Alfred Loisy a commento di tale travisamento teologico ed ideologico: “Gesù predicò la venuta del Regno ed arrivò la chiesa…”. Insomma, se non siamo proprio ad una “furbizia” tipo frate Cipolla del Decamerone, poco ci manca! Non sono le penne dell’Arcangelo Gabriele (sostituite per uno scherzo all’astuto frate), ma i carboni su cui è stato arrostito San Lorenzo (messi al posto delle penne). Ecco perché l’idea dell’anima è così presente nella nostra cultura ed ha avuto tanto successo popolare: si ritiene che essa faccia parte dell’insegnamento e della predicazione di Gesù Cristo. Ma niente come ciò è lontano dalla realtà dei fatti! Con lo sviluppo delle neuroscienze l’anima poi si è dissolta sempre più e si è capito che i pensieri che agitano la nostra mente non sono altro che sinapsi che consentono la comunicazione delle cellule del tessuto nervoso tra loro, i cosiddetti neuroni. Facciamocene una ragione, l’anima che ci faceva ritenere noi “homines sapientes” qualitativamente diversi dagli altri esseri viventi non esiste. Quello che esiste è la neocorteccia che si è formata evoluzionisticamente per continui e ripetuti errori di trascrizione del DNA che ha permesso alla nostra specie, che non aveva una particolare velocità, non aveva artigli, non aveva corazze naturali, non aveva corna da combattimento di sopravvivere nella cruenta “struggle for life” (lotta per l’esistenza) e di divenire predatore, dopo essere stata per lungo tempo preda. Niente di etereo, di immortale, di perfetto si annida nella nostra persona, che al momento della morte si distaccherà dal corpo e continuerà a vivere di una vita autonoma. Sono tutte favole! La realtà è che quando il nostro cervello cesserà le sue funzioni, noi moriremo e resterà di noi solo il ricordo di quanto bene abbiamo fatto a coloro che per caso sono venuti in contatto con noi.

 

Vincenzo Caputo

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Vincenzo Caputo

Nato a Somma Vesuviana (NA) nel 1955. Laureato all'Università "Federico II" di Napoli in Filosofia con una tesi su Giulio Girardi, teologo e filosofo, impegnato a coniugare le ragioni della fede religiosa con la dottrina marxista. Dopo la laurea, si è inscritto alla Facoltà di Teologia "Duns Scoto" di Nola (NA), conseguendone il diploma. Per diversi anni è stato insegnante di religione cattolica nei licei. Attualmente insegna materie letterarie presso l'Istituto comprensivo "Radice" di Massa di Somma (NA). Coniugato con Rosetta Buonaguro da oltre trent'anni e padre di due figli, Armando e Viviana. Dopo anni di frequentazione e di impegno cattolico nei movimenti ecclesiali (in particolare il Movimento dei Focolari, fondato nel 1943 da Chiara Lubich), ha aderito al programma di ricerca dell'evoluzionismo di stretta osservanza darwiniana. Ultimamente il suo impegno intellettuale è rivolto ad affrontare su basi razionali l'annoso ed appassionante problema del confronto tra fede e scienza, propendendo decisamente per quest'ultima, come spiegazione "elegante" ed efficace dell'origine della vita sul nostro pianeta.

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2 risposte

  1. Nicola ha detto:

    L’articolo tralascia tutta la ricerca scientifica sulla coscienza e la continua evoluzione della scienza porta anzi in direzione opposta a quanto scritto nell’articolo. Se non e’ anima e’ coscienza, ma le sinapsi sono solo il mezzo di trasporto.

    Inoltre la scienza non ha ancora dimostrato come siamo passati da 48 a 46 cromosomi, cosa pressoche’ impossibile in natura, perche’ si sopravvive ad un aumento di cromosomi, ma non ad una diminuzione.

  2. Vincenzo Caputo ha detto:

    Non capisco cosa voglia dire. Esiste in noi qualcosa che non sia frutto dell’attività cerebrale E dove sarebbe questo qualcosa? La coscienza sempre attività del cervello è! Altrimenti da cosa sarebbe determinata? L’anima è un’idea della filosofia greca, sfruttata dalla teologia cattolica per giustificare perché non arrivava il regno di dio. L’anima non ha niente a che vedere con l’insegnamento di Gesù.

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