Manifesto

Manifesto Politico e ideologico del Movimento “La Città Cambia”

 

I nostri principi fondamentali sono pace e non violenza, lavoro e giustizia sociale, sapere e riconversione ecosostenibile dell’economia e della società.

Negli ultimi decenni l’Italia ed il mondo hanno attraversato una crisi economica e sociale di proporzioni storiche: il sistema di sviluppo capitalistico novecentesco ha ceduto il passo ad un modello neoliberista capace di accentrare sempre più il potere e la ricchezza. La globalizzazione economica ha contribuito all’aumento delle diseguaglianze e delle ingiustizie sociali. È necessario, in questo delicato passaggio storico, essere portatori di idee nuove, proporre un modello alternativo di cittadinanza e di mettere al centro della discussione politica l’improrogabile redistribuzione della ricchezza.

Crediamo nella buona politica, figlia di quel motto “pensare globalmente, agire localmente” capace di fornire soluzioni di medio lungo termine a piccoli e grandi problemi dei territori, ascoltando e favorendo la partecipazione dal basso dei cittadini.

Il nostro orizzonte è un mondo futuro non dominato dalla mercificazione, ma dalla conoscenza, dalla sicurezza, dalla bellezza, capace di mettere al servizio di tutti la scienza, la tecnologia, la rete. Un mondo in cui venga bandita la miseria, la fame e la guerra. Un mondo in cui venga ripensato l’utilizzo dei beni comuni dell’umanità.

Il nostro sforzo è rivolto a costruire un’alternativa politica, sociale e culturale.

Le decisioni fondamentali oggi non passano per la rappresentanza democratica. La cattiva politica ha portato a profonde divisioni territoriali, sociali e culturali che hanno lacerato il Paese. Noi guardiamo all’unione consolidata di un’unica realtà storica e politica, di una Repubblica una e indivisibile.

La crisi della politica ed in particolare dell’organizzazione partitica, sempre più lontana dai bisogni dei cittadini, ha determinato un profondo distacco dalle tradizionali forme di partecipazione democratica.

Assistiamo ad un progressivo appiattimento delle differenze tra destra e sinistra, che spinte da un processo di omologazione culturale e ideologica, convergono entrambe sotto le bandiere del liberismo, fenomeno quest’ultimo che la sinistra storica ha giustificato in nome di un presunto “riformismo”.

L’allontanamento dei cittadini dalla politica è determinato anche da una sempre più evidente questione morale. I partiti attuali sembrano l’esatto rovescio dei luoghi di socialità e di solidarietà che ne hanno segnato la nascita. La politica sembra restringersi a mero esercizio del potere.

Il lavoro si è dissociato dal grande tema della libertà, allontanandosi sempre più dalla sua funzione sociale di riferimento. In questo quadro si è sviluppato un lento e inesorabile arretramento dei diritti duramente conquistati nel ‘900, arrivando fino alla sistematica violazione dei principi fondamentali della Costituzione italiana. Quasi un’intera generazione è ferma, immobile, sfiduciata. Energie e intelligenze costrette a lottare per un futuro dignitoso alle quali bisogna parlare con il linguaggio della verità e della soluzione, e non con quello della speranza e delle promesse.

Il Novecento è finito con la sconfitta del lavoro e la vittoria del nuovo Capitale finanziario. Tra le sue macerie rischia di rimanere sepolta la speranza di una società di “liberi ed eguali”, che pure illuminò l’intero secolo, mobilitando in forme inedite quelle energie sociali e quelle passioni individuali che cambiarono il corso della storia.

Alla luce di questo va approfondita una discussione anche sulle tutele del lavoro. La crisi morde fino al punto da far raggiungere cifre record di lavoratori in cassa integrazione, in mobilità, disoccupati, donne e giovani inoccupati. Bisogna dunque mutare l’indirizzo generale dell’economia, ma anche rivedere il rapporto tra reddito e lavoro, tra norma e contratto, ridefinendo tutele universali di cittadinanza.

Nel momento in cui sarebbe più preziosa, per i lavoratori, uomini e donne sempre più precari, la forza di idee e proposte, di un programma alternativo di uscita dalla crisi, la sinistra appare in generale assente, silenziosa, subalterna o minoritaria. Avviene così che la crisi del neoliberismo, dopo aver condotto il mondo nella più grande recessione dal ’29, si sta risolvendo a destra, prendendo sempre più i connotati di un ’68 alla rovescia in cui sono i poteri forti a chiedere per sé il futuro.

Una sinistra senza popolo sembra soccombere alle presunte oggettività degli imperativi economici del rigore a senso unico, della riproposizione dei vecchi modelli di sviluppo, della speculazione finanziaria internazionale.

Siamo per un’Italia che dia ad ogni persona uguali opportunità e possibilità di affermarsi grazie alle proprie capacità, alla creatività, al merito. Vogliamo un paese che premi le persone in base al loro lavoro e alla loro capacità di creare opportunità di impiego, più che in base alle eredità e alle rendite. La competenza, l’operosità, l’ingegno, la fatica, la capacità di creare imprese, rispettose della dignità, delle idee e del valore del lavoro, devono essere concretamente riconosciute e apprezzate, in tutti i campi e ad ogni livello. Per questo combattiamo le rendite corporative, la gerontocrazia, il nepotismo, che bloccano l’innovazione, ritardano l’assunzione di responsabilità da parte dei giovani, mortificano e sprecano i migliori talenti del nostro paese.

Crediamo fortemente, inoltre, nella laicità dello Stato che rappresenta un valore essenziale del nostro impegno. La laicità dello Stato garantisce il rispetto di ogni persona nelle sue convinzioni più profonde e assicura a ciascuno gli stessi diritti e gli stessi doveri, e presuppone uno spazio pubblico di libero confronto.

Noi concepiamo la laicità non come il luogo di una presunta neutralità, ma come rispetto e valorizzazione del pluralismo degli orientamenti culturali, e quindi anche come riconoscimento della rilevanza, nella sfera pubblica e non solo privata, delle religioni, dei convincimenti filosofici ed etici, delle diverse forme di spiritualità.

L’Italia deve irrobustire la cultura e la pratica della legalità. Per questo vogliamo una magistratura responsabile e indipendente, secondo i principi della Costituzione, e una giustizia efficiente, capace di assicurare l’attuazione del diritto in tempi ragionevoli. L’Italia deve liberarsi dalle mafie e dalle forme deviate di esercizio del potere politico e burocratico, che hanno costituito in alcune aree del Paese vere e proprie «strutture di dipendenza», distorcendo i rapporti tra cittadini e istituzioni. Vogliamo uno Stato impegnato a difendere i cittadini da tutte le forme di criminalità che colpiscono duramente la libertà e la sicurezza di tante persone, soprattutto le più deboli.

Come movimento politico che nasce e opererà nel meridione d’Italia siamo consapevoli che la lotta alle mafie non si fa solo sul piano morale, ma soprattutto offrendo un’alternativa alle persone più fragili e disperate, facili prede delle organizzazioni criminali.

Altro grande tema che necessita una immediata riflessione è quello ambientale. Non è più sostenibile, infatti, un sistema economico e sociale, fondato sulla produzione allargata di merci e retto dalla logica del massimo profitto, che sfrutta illimitatamente lavoro umano e risorse naturali. Apparteniamo alle generazioni che, in un lasso di tempo brevissimo, devono necessariamente ripensare il rapporto con l’ambiente.

È necessario investire sempre di più in modelli e pratiche agricole innovative e sostenibili, passare ad un sistema energetico efficiente basato su energie rinnovabili. In particolare, bisogna fare riferimento ad un’economia verde che propone come soluzione misure economiche, legislative, tecnologiche e di educazione pubblica in grado di ridurre il consumo d’energia, di rifiuti, di risorse naturali (acqua, cibo, combustibili, metalli) e quindi la riduzione dell’inquinamento e di danni ambientali. Promuovendo al contempo un modello di sviluppo sostenibile attraverso l’aumento dell’efficienza energetica, utilizzando risorse rinnovabili e procedendo al più profondo riciclaggio di ogni tipo di scarto domestico o industriale per evitare sprechi di risorse. Inoltre, bisogna superare l’idea secondo la quale il nucleare rappresenta una soluzione: riempire il mondo di centrali e di scorie radioattive non avvicina alla soluzione del problema principale.

La tecnologia e la ricerca sono le risposte ad una domanda che concerne il miglioramento delle condizioni di vita.

Consumi crescenti, grandi sistemi dissipativi di produzione, distribuzione, uso dell’energia portano al disastro, e rendono la vita peggiore.

Consumare tempo e informazione, piuttosto che materia ed energia, ricrea un equilibrio. Una vita migliore è dentro la prospettiva della riqualificazione urbana, e cioè efficientamento energetico, bio-edilizia, impiego diffuso della tecnologia fotovoltaica, riuso del patrimonio abitativo. Il buon vivere significa investimento sulle reti del trasporto pubblico, restauro del territorio e del paesaggio, valorizzazione dei beni culturali, turismo sostenibile e difesa dei beni comuni.

Il nostro Movimento vuole mettersi a disposizione di un vero cambiamento, un nuovo inizio, costruendo una partecipazione democratica e dando forza e credibilità ad una idea di trasformazione, sia nei contenuti, che nelle pratiche.

Intendiamo dare voce e rappresentanza a chi oggi non si riconosce nell’attuale panorama politico e che vuole ritrovare un’unità di popolo che dia respiro ad un progetto credibile e alternativo. Dobbiamo e vogliamo dare un’anima ed una speranza alla parola “alternativa”.

Per questo sosteniamo l’indispensabilità dell’introduzione di meccanismi democratici e pensiamo che le forze politiche debbano promuovere, a tutti i livelli, strumenti di coinvolgimento e partecipazione attiva.

Obiettivo primario del Movimento è dare una “casa” a tutte le donne e gli uomini progressisti e di sinistra.

Un nuovo soggetto politico nasce legittimamente se è nella realtà ed è portatore di buona politica. Il compito attuale è di ricostruire una partecipazione democratica e dare forza e credibilità ad un’idea di trasformazione, sia nei contenuti, che nelle pratiche.

Ci vuole cultura e struttura. Ci vuole un’organizzazione, radicata e flessibile, giovane e coraggiosa: un soggetto politico che si metta in rete con tutte le esperienze innovative, e che tessa il filo delle idee e delle passioni autentiche, che faccia della cooperazione la nuova modalità di vita associata.

È un processo aperto rivolto a tutti i soggetti politici, le associazioni, i movimenti e le singole persone che vogliono impegnarsi per la valorizzazione delle potenzialità del nostro territorio. Per questo vogliamo rilanciare una strategia per lo sviluppo, la cui priorità sia quella di far ripartire il Paese, rilanciare una crescita sostenibile e di qualità.

Il nostro territorio, da sempre occupato dagli interessi particolari dei potenti di turno ha bisogno di partecipazione, passione e cervello a disposizione di un vero cambiamento. Il nostro territorio ci chiede di rilanciare la sfida per una politica trasparente e partecipata, competente e responsabile, libera dal cancro del nepotismo e dagli apparati burocratici.

Vogliamo cambiare Somma Vesuviana rispettando la montagna, oggi utilizzata per meri interessi privatistici; recuperando le nostre tradizioni, conoscere la realtà contadina dalla quale proveniamo vuol dire pensare e costruire un serio piano di sviluppo; valorizzando le passioni e le competenze di migliaia di giovani menti tenute fuori dalla vita pubblica, il cambiamento passa inevitabilmente per le nuove generazioni, libere dalle logiche del passato. Vogliamo cambiare Somma Vesuviana proponendo un rapporto di fiducia tra il cittadino e la rappresentanza politica, vogliamo cambiare Somma Vesuviana liberando le periferie dai soliti notabili, pronti a promettere interventi di dignità pubblica, sotto forma di cortesie e piaceri da ripagare con il voto di scambio. Vogliamo cambiare Somma valorizzando il patrimonio storico-artistico del territorio. Una gestione consapevole di questo patrimonio può dare vita ad una nuova vocazione della nostra città, un’occasione di sviluppo e di crescita.

Vogliamo cambiare Somma Vesuviana cambiando la politica, riconducendola a quella faticosa passione del prendersi cura della cosa pubblica, capace di leggere ed interpretare le esigenze delle persone e insieme ad esse cambiare la realtà delle cose.